Ovvero, cosa fare con la lavatrice guasta invece di buttarla dalla finestra l'ultimo giorno dell'anno!
Avete
buttato le vostre vecchie cose, come vuole la tradizione? E tra queste
c'erano anche degli elettrodomestici? Che so, lavatrici,
lavastoviglie, frigoriferi, o magari lettori mp3, cellulari, ferri da
stiro? Se l'avete fatto sappiate che la tradizione qui c'entra ben
poco. Perché la maggior parte degli apparecchi elettrici ed
elettronici che avete in casapuò essere stata sapientemente programmata per
non superare una certa durata di vita. E la cosa non risale a ieri.
L'idea
dell'obsolescenza programmata risale infatti al lontano 1932 quando
un americano di nome Bernard London conia questo termine suggerendolo
come antidoto alla Grande Depressione. L'idea non è nuova: già
nell'antivigilia di Natale del 1924 i maggiori produttori di
lampadine elettriche del mondo si erano riuniti in gran segreto per
accordarsi sulla durata media di vita delle lampadine. Nel giro di
vent'anni questa scese da 2500 a 1000 ore, costringendo così i
consumatori all'acquisto periodico di nuovo materiale per sostituire
quello usurato (la lentezza di questa trasformazione è perfidamente
saggia: chi si accorge in un arco di tempo così vasto di quanto duri
una lampadina?). Ma come ogni realtà ha bisogno di un teorico per
essere divulgata, ecco che il libro in cui London espone le sue idee
diventa una sorta di Bibbia per i trust del nuovo mondo. Da lì il
verbo si diffonderà a macchia d'olio diventando una realtà su scala
mondiale.
A
proposito di lampadine, ma è proprio vero che possano durare così
poco? A sentire i pompieri di Livermore, California, la cosa non sta
in piedi. Tanto che essi festeggiano in questi giorni i 113 anni di
vita della loro piccola lampadina a incandescenza da 4 watt, che
brilla ininterrottamente dal lontano 1901. Vedere per credere:
www.centennialbulb.org
È
esperienza comune la rottura di un prodotto pochi mesi dopo la fine
della garanzia, o l'essere costretti a comprare un oggetto perché il
costo dei pezzi di ricambio supera di gran lungo quello del nuovo. Da
un certo punto di vista è anche comprensibile: quale futuro
avrebbero gli operai di una fabbrica di lavatrici che fossero così
bravi da costruire prodotti che durano cent'anni? L'obsolescenza
programmata aiuta senz'altro il circolo dei consumi e il mercato del
lavoro, nonché l'accaparramento di capitali dei magnati d'industria.
Ma è proprio così che devono andare le cose?
Le
motivazioni per cui un prodotto diventa obsoleto possono anche essere
ricercate nello sviluppo ossessivo di certi modelli, che diventano
“vecchi” dopo appena qualche mese di vita: il caso dei telefoni
cellulari è emblematico, ma in generale questo è ciò a cui siamo
stati abituati nei confronti di qualsiasi prodotto elettronico, che
viene costantemente aggiornato, implementato da nuove funzioni,
rendendo superato il modello precedente, che pure assolveva
egregiamente ai suoi compiti.
Ma
a proposito della vera e propria strategia di mercato
dell'obsolescenza programmata, su internet si trova un interessante
documentario: Comprar, tirar, comprar – La historia segreta de
la obsolescencia programada,
della regista spagnola Cosima Dannoritzer.
È la storia di un ragazzo alle prese con una stampante
non funzionante: come è capitato a ognuno di noi, diversi centri
d'assistenza gli consigliano di acquistarne una nuova, cosa più
conveniente rispetto a una riparazione. Ma la sorpresa è che basta
scaricare un software, anche se non di immediata reperibilità, per
far resuscitare la stampante ed evitare un nuovo esborso. Come è
possibile? Perché l'apparecchio è dotato di un chip programmato per
interromperne il funzionamento dopo un determinato numero di stampe.
Questo genere di pratiche è stato condannato a norma di legge in
alcuni paesi – come la Francia – dove esistono pene severe in
caso di dimostrato comportamento scorretto da parte delle aziende
produttrici. In Italia il progetto di legge esiste ma, come per tante
altre cose, per ora rimane soltanto un progetto. E non è superfluo
osservare come questo atteggiamento sia così diffuso, tanto che un
gigante del mercato come la Apple ha subito una multa milionaria per
aver venduto Ipod le cui batterie al litio (insostituibili) erano
programmate per durare dagli otto ai dodici mesi.
Si
può fare diversamente? Certo che sì. Innanzitutto modificando un
paradigma culturale e adottando un semplice concetto che si chiama
decrescita. A tal proposito può essere utile la lettura
dell'interessante Usa e
getta di Serge Latouche,
vero e proprio manuale per una decrecita felice.
Oppure affidarsi a qualche sito (ce ne sono parecchi)
che insegna a effettuare le piccole riparazioni che un qualsiasi
centro di assistenza sconsiglia suggerendo invece l'acquisto di un
nuovo prodotto.
Oppure
ancora affidarsi a una nuova pratica che piano piano comincia a
diffondersi: ovvero, esattamente come succede con il bike sharing e
il car sharing, l'Home
Appliances Sharing,
e cioè la condivisione degli elettrodomestici con i propri vicini di
casa. Una pratica virtuosa che riduce l'utilizzo indiscriminato di
materie prime, l'inquinamento, nonché di subire i rischi
dell'obsolescenza programmata. In pratica, si paga all'azienda
produttrice un canone per l'utilizzo degli apparecchi; l'azienda, da
parte sua, si impegna a garantire il funzionamento dei prodotti
venduti e la loro sostituzione in caso di guasto. Come a dire,
conviene a tutti che i prodotti funzionino il più a lungo possibile!
Su questo argomento si può trovare un interessante articolo sul sito
di Focus, al link:
Insomma,
se la cosa ha suscitato la vostra curiosità, c'è solo da
sbizzarrirsi. E se vi si rompe qualcosa, datele un'occhiata prima di
buttarla: magari si merita una seconda possibilità.
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