giovedì 31 luglio 2014

Essere Vento nel Vento


Conversazione con Giovanni Rossin, ricercatore spirituale.





Qual è il tuo percorso di ricercatore spirituale?

Sin da bambino ero affascinato dal mistero; prima di tutto dal mistero che portavano le religioni, in particolare dal cristianesimo da cui ero stato influenzato. Però c'era qualcosa che non mi soddisfaceva, mi dava una sensazione come di qualcosa di perso, di incompleto. E poi mi ha sempre affascinato il misterioso, l'avventura.
Questa mia peculiarità è esplosa intorno ai vent'anni. La prima relazione andata a male ha messo in discussione tutto quello che mi circondava, e da lì ho cominciato a voler capire cos'è che determinava la mia vita. Ho cominciato a leggere dei libri, in particolare sono grato a Voglia di bene di Morgan Scott Peck, che mi ha dato la possibilità di comprendere meglio l'interpretazione dei sogni di Freud. E questo mi ha dato un po' più di disciplina per andare a scoprire tutto il resto. Ho cominciato a interessarmi dell'aura, ad esempio. Inizialmente c'è stato uno studio teorico, comprando libri, cercandoli in biblioteca, come Le vite precedenti di Emanuela Pompas, o Una sedia per l'anima di Gary Zukav. Però c'era sempre qualcosa che mi bruciava dentro, nello stomaco, e mi spingeva ad avventurarmi e a sperimentare. Lo sciamanesimo... Ecco, io diciamo che sono effettivamente uno sciamano nel vero senso della parola: lo sciamano è il curioso, colui che vuole scoprire, addentrarsi, a cui non basta il mondo ordinario, e si rende conto che il mondo è molto più complesso e variegato di quello che ci hanno trasmesso attraverso l'educazione.

Diciamo che le religioni sono state lo spunto per andare molto più in profondità?

Sì, la religione mi faceva sentire incatenato: io sentivo una reminiscenza, un ricordo che forse tutti noi abbiamo, e che mi spingeva a ricercare, a scoprire, ad amare tutto quello che abbiamo intorno. La prima cosa che ho affrontato un po' sperimentalmente è stato l'incontro con i discepoli di Osho, la sua filosofia unita alla filosofia di Frank Natale, che guardava proprio allo sciamanesimo. Avevo partecipato a una caccia all'anima, ed è stata la prima bellissima esperienza in questo campo. Già di mio avevo avuto alcune esperienze di “uscire fuori dal corpo”, ma essendo da solo mi ero anche un po' spaventato. In quell'occasione invece, attraverso i tamburi sciamanici, in posizione completamente rilassata al terreno, ho avuto la sensazione di essere sollevato da terra, e di avere la testa rivolta dalla parte dei piedi. Era sì insolito, ma non mi sono spaventato, per quanto fosse una situazione straordinaria, non convenzionale. Questo mi ha spinto poi ad approfondire. Ho fatto il corso di massaggi chiamato “La via della Luna”, in cui l'insegnante, che aveva fatto esperienza con Osho, aveva unito la tecnica di massaggio svedese, l'impastamento e il cranio-sacrale che insegnavano anche a Pune. Il secondo livello era intitolato “La danza delle mani”. Mi riconosco nell'espressione per cui il massaggio è 10% tecnica e 90% amore, ovvero intuizione, entrare in sintonia, relazionarsi con l'altra persona e riuscire a dargli un aiuto, dialogare con la sua anima in modo che questa possa riprendere spunto e forza da se stessa.
Mi sembrava di aver trovato finalmente le risposte, come spesso capita a chi intraprende il viaggio della conoscenza. All'inizio ti senti un po' “dio” e vuoi catechizzare tutti, salvo poi rimanere addolorato dalle reazioni altrui non sempre positive... All'inizio c'è spesso uno sfasamento... fin quando prendi queste cose in un modo molto più saggio, sai che stai facendo la tua strada, che stai scoprendo delle cose, e che altri lo stanno facendo in un altro modo – chi più chi meno velocemente – e questo non fa differenza, perché tutti stiamo andando “lì”, comunque.
Ho intrapreso varie tecniche prese da Osho, tra cui la Kundalini e la meditazione dinamica (mi ci sono voluti dieci, quindici anni, per capire come il Maestro aveva creato questa meditazione!). In questa via iniziatica ho affrontato la trance-dance, l'interpretazione del fantasma, la vista delle vite precedenti, i riti di passaggio. Questi ultimi, ad esempio, sono ancora presenti nelle culture dei popoli naturali: si attraversano delle fasi, e ogni fase fa sì che tu passi a uno stadio di maturazione successivo. Dopo ho conosciuto altre tecniche che derivano sempre dalla cultura indiana, dall'oriente: il Rebirthing, quelle dell'istituto per il non-conosciuto di Baba Bedi, la filosofia acquariana...
Non sempre questa ricerca va come vorresti. A volte le persone che approcci ti danno della conoscenza, ma non hanno l'intento puro, sacro, quello di trasmetterla senza averne un vantaggio personale. E creano con te una relazione di dipendenza, che secondo me è il più grosso peccato che un essere umano possa compiere nei confronti di un altro, perché gioca sulla richiesta di conoscenza di una persona, o di tirarsi fuori dalle sue problematiche, dai suoi guai. Ed è anche il rischio che ha chi vuole essere Maestro: in realtà il vero Maestro, lo Sciamano, si esclude, è solo colui che trasmette l'esperienza e fa sì che gli altri possano godere delle stesse cose.
Inoltre, sono sempre stato affascinato dallo Yoga, dal Tantrismo, e dalla ricerca di una radice comune. Sentivo che Sciamanesimo, Tantrismo, Taoismo, Buddhismo in realtà arrivavano tutti da qualcosa di comune, anche se io non riuscivo a identificarlo. Avevo la sensazione che questa cosa fosse andata persa nella notte dei tempi.

E l'hai trovata o sei ancora in ricerca?

Ad oggi l'ho finalmente trovata. Dopo 22 anni...

E qual è?

La vecchia cultura è contenuta nei popoli naturali, quelli che si sono mantenuti più vicini alle tradizioni. In questi popoli c'è la tradizione di una “venuta”, di una conoscenza arrivata forse da un altro luogo dell'universo, da qualche dio, e questa conoscenza trasmessaci è stata mantenuta nei riti. Perciò ci sono riti simili in luoghi diversissimi del mondo. Ma spesso popoli naturali come gli Apache o gli Aborigeni non trasmettono che una pseudoconoscenza agli occidentali, proprio perché sanno che questi ultimi non hanno la possibilità di comprenderla appieno o di utilizzarla al meglio.
Lo scoprire che qui in Europa, nel nord Italia, in Francia e in Spagna la cultura celtica si è in qualche modo mantenuta, perciò anche noi abbiamo una cultura da cui attingere le nostre radici, questa è una cosa che mi ha sorpreso: ed oggi mi sta dando moltissime chiavi di lettura, per capire quale fosse questa cultura presente in tutto il mondo: e sto parlando della cultura del megalitismo. I popoli naturali l'hanno ancora nelle loro tradizioni, ne hanno il ricordo. E questo ci da la chiave per capire antiche tecniche come lo Yoga, o come possiamo essere “guaritori”, come funziona il nostro corpo. In queste antiche tradizioni c'è già la conoscenza, e si sta perdendo tempo a riscoprirle in modo “scientifico” quando forse semplicemente mettendosi in sintonia la cosa sarebbe un po' più veloce... e non c'è distinzione tra scienza e conoscenza esoterica, ma in realtà stanno andando entrambe nella stessa direzione. Ad oggi la fisica quantistica sta ribadendo queste cose, in effetti. E possiamo facilmente vedere come sono molto correlate... Per lo sciamanesimo, ed anche per il celtismo, il mondo come noi lo conosciamo, il mondo della materia è fatto dal vuoto (lo shan, il centro). Quello in cui viviamo è un mondo illusorio, “olografico”, fatto di vibrazioni...
Se noi andiamo alla sorgente, che è quella che rimane pura, scopriamo questa radice comune. Ad esempio anche nel celtismo ci sono i chakra che, a differenza della fisiologia induista sono cinque, e non sette. Il primo e il secondo chakra sono uniti e considerati uno solo; allo stesso modo il chakra della gola e del terzo occhio. Questa pare fosse in origine la suddivisione dei chakra. Tra l'altro è curioso sapere che c'è una lingua celtica, o pre-celtica, e una meditazione dinamica celtica, la Kemò-Vad, il cui nome significa “essere vento nel vento”, ovvero tornare nel vento divino, o ancora tornare nel vuoto. Tutti si vuol essere uno, si vuol essere tutto, ma in realtà questo tutto deriva da qualcosa che è niente! E questo da il la al punto di domanda su cosa siamo realmente... In più la filosofia dei popoli naturali non parte dal darsi le risposte, ma dal farsi le domande giuste: invece di partire da “cosa sono io?” parte da “dove vivo io? Cos'è ciò che ho intorno?”. È partendo da questo che riesco a capire come sono fatto io, nel contesto in cui sono. Quindi è già un modo diverso di approcciare le cose. Non ci si approccia a dio, ma alla natura, al mistero... e si cerca di carpirne qualche conoscenza.


Buona ricerca, allora. 
Parallelo alla riga # 7



Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

                                          Socrate