Blog di filosofia olistica. "E se devono esserci uomini che costruiscono...certo dovrà esserci anche un uomo che vede" (Hermann Hesse)
martedì 2 dicembre 2014
La carta delle stelle
Conversazione con Pinuccia Spiezia, esperta di Astrologia Energetica e Tarologia.
Come
sei giunta all'Astrologia energetica?
Ci sono arrivata perché sia l'Astrologia che la
Tarologia sono materie che mi hanno appassionato fin da ragazzina,
perché tutto quello che è misterioso e nascosto mi ha sempre
attirato. E quindi dopo un lungo cammino di ricerca – bisogna anche
trovare l'insegnante maggiormente in grado di trasmettere le
informazioni corrette per te – ho iniziato una prima scuola che mi
ha portato ad approfondire poi con altri insegnanti questa materia,
che trovo sia veramente fantastica. Più mi ci addentro, più faccio
temi natali, più mi accorgo che è una materia completa a 360°.
Che
cos'è, in due parole, il tema natale?
Il tema natale è la fotografia che ci viene fatta al
momento della nostra nascita. I pianeti seguono la loro orbita, e
logicamente sono sempre in movimento: ma sapendo il luogo, la data, e
l'ora della nascita (che dev'essere quanto più possibile precisa) si
fa questa sorta di istantanea. Nello Zodiaco che è un cerchio di
360° diviso in 12 spicchi di 30° ciascuno noi cominciamo già a
delineare il segno solare – quindi quello che ci dice che siamo del
Leone piuttosto che dell'Ariete – e l'ascendente, disponendo i
pianeti secondo la loro orbita. In base alla posizione che questi
prenderanno cominceranno a delinearsi degli aspetti – trigoni,
congiunzioni, quadrati e opposizioni – che ci diranno le modalità
con le quali questa persona approccerà la vita, si muoverà
nell'ambito affettivo, nella comunicazione, nel lavoro, quali saranno
le sue aspirazioni, quali potenzialità avrà (espresse o di cui
ancora non si rende conto, che sono ancora inconsce ma che potrà
sviluppare) e anche quali sono i blocchi che ci impediscono di
realizzare quello che è meglio per il nostro benessere interiore.
Rispetto
all'astrologia popolarmente intesa come si pone l'astrologia
energetica? Dicevi prima scherzando “io non sono Paolo Fox”;
quindi non fai oroscopi?
Gli oroscopi no. Anche lo stesso Paolo Fox, che trovo
simpaticissimo per come fa show, ha cominciato da qualche anno a
questa parte a parlare di energie. Perché comunque dire che
quest'anno il Leone sarà il segno fortunato dell'anno perché ha
Giove sul suo Sole... sì, sicuramente Giove che è espansione,
fiducia, potere, successo, lo accenderà un pochino di più. Ma se
quel Sole in Leone è particolarmente leso nel tema natale va da sé
che non potrà. Magari ci saranno Acquari che saranno molto più
fortunati di tanti Leoni, come Bilance, Tori, ecc. Tutto va visto
dentro il tema. Ma l'astrologia energetica ci parla proprio di
personalità, di potenzialità, di doni, e quindi non è: sei nato
con questo quadrato perciò sei così, ti succederà questo...
L'astrologia, se vuoi fare un tuo percorso, ti può aiutare ad
esprimere al meglio quelli che sono i tuoi potenziali inespressi, o
comunque a dissolvere i nodi che bloccano la tua crescita.
Quindi
l'astrologia energetica si rivolge sempre a degli individui, non a
delle classi di persone.
Esattamente. Anche perché ogni tre/quattro minuti
cambiano le case in astrologia. Prendiamo l'esempio di due gemelli:
perché due gemelli possono sembrare assolutamente differenti? Uno,
perché ognuno di noi nasce con delle aspettative; secondo, perché è
valido il nostro percepito. Due gemelli identici, nutriti nella
stessa maniera perché la mamma dispone un seno per entrambi quando è
ora di accudirli, coccolati alla stessa maniera, ai quali si parla
nella stessa maniera, potranno essere diversissimi. A seconda del
proprio Mercurio ognuno dei due percepirà determinate sensazioni,
cambiando aspettative e percezioni che hanno di quello che li
circonda.
E
la Tarologia come si inserisce in questo percorso?
Io ho studiato i Tarocchi di Jodorowski, che va a
prendere proprio l'aspetto psicologico, profondo della natura delle
carte, e li associo molto all'astrologia. Si tratta di un'energia più
immediata. Io faccio un tema natale, poi tiro su due carte, perché
magari c'è una situazione specifica del momento che può essere data
da un transito veloce (Marte o Venere che disturbano), … quando la
persona che mischia le carte le tira su, estrae la propria energia di
quel momento, e il riscontro è più immediato. L'energia dei
tarocchi è così. Poi se la paragono al tema natale, ci si trova
sempre un'analogia. E anche questo aiuta la crescita personale perché
anche qui, a seconda delle carte che si tirano su, molto spesso si
vedono meglio i blocchi, quello che in quel reale momento
interferisce con il proprio progetto.
Sono
quindi due approcci complementari?
Assolutamente sì. Il tema natale come fotografia ti
racconta quella che è la tua personalità, se vogliamo la tua vita:
come la indirizzi, come la orienti, come ti muovi. I transiti sono lo
strumento che ci aiuta ad evolverci in questa fotografia. Il tema
natale non è statico. Lo è la fotografia scattata al momento della
nostra nascita, ma siccome i pianeti riprendono il loro cammino,
tutto quello che si viene a delineare fuori dal nostro tema natale
andrà a formare ulteriori aspetti sul nostro tema natale. A volte
daranno anche fastidio, ma poi se rimangono a solleticare un aspetto
distonico, non fluido del tema natale, vuol dire che non sono così
perché ce l'hanno con noi, ma perché ci stanno dando un tempo anche
medio/lungo in maniera tale che noi si possa effettivamente elevarci.
Sono
strumenti coi quali si può intervenire sui blocchi?
Il compito dell'astrologo è quello di decodificare
insieme al cliente quello che è il suo tema natale; con l'astrologia
si possono individuare le cause dei blocchi – molto spesso sono le
emozioni a farla da padrona – e a seconda dei pianeti coinvolti si
può riconoscere qual è il problema. Il cliente ci arriva da solo
perché leggendogli la sua fotografia si può riconoscere o meno in
certe dinamiche. E a seconda di quello che emerge la persona può
scegliere poi un coach, un terapeuta classico, può fare yoga, arti
marziali... l'importante è prendere consapevolezza, esprimere il
proprio potere personale, prendere in mano le redini della propria
vita. La persona deve attingere a quello che è per poter decidere
dove andare.
Ci
sono anche indicazioni su vite passate?
Io non mi sono ancora interessata di astrologia karmika.
Ma in ogni caso nel tema natale c'è il nodo karmico, generalmente
posizionato in un determinato ambito della nostra vita. Insieme al
progetto solare, che è quello che fa sì che noi ci si possa
esprimere al meglio in questa vita, c'è questo nodo karmico che ci
dice: in questo ambito qui devi mettere a posto. E devi proprio!
Innanzitutto perché è un ambito in cui magari vivi male, e le
persone se ne rendono conto. Tanto per fare un esempio, se si ha un
nodo karmico in 12° che è la casa del diverso, dello straordinario,
della malattia, della solitudine, del trascendente, vuol dire che in
questa vita ci sarà sicuramente qualcosa che disturba. Spesso ho
trovato persone con delle malattie: e ciò significa che essi devono
in questa vita riuscire a rapportarsi e evolversi attraverso la
malattia. Se quindi riesci a “snodare” questo nodo sicuramente
non te lo porterai nella prossima vita, e nemmeno lo lascerai in
eredità ai figli che ognuno di noi può generare.
Ma vorrei sottolineare che noi viviamo qua e adesso, e
questo è l'importante.
Mentre
popolarmente l'astrologia è riferita al futuro, scopro adesso che si
rivolge essenzialmente al presente!
Assolutamente sì!
Quindi
non posso chiederti come sarà il 2015...
No... Posso dire però che nel contesto universale
vivremo ancora questo momento di stasi, di turbamento, di difficoltà,
perché abbiamo un Plutone in Capricorno che vorrebbe andare nel
profondo e sradicare, togliere questo vecchio, questo sommerso – e
Urano che vorrebbe tranciare tutto di netto. Questa quadratura con
Urano nell'Ariete (quindi un segno di fuoco molto veloce, molto
attivo, che combatte) in cui l'energia fa fatica a trovare uno
sbocco, purtroppo ce la porteremo fino a un pezzo del 2015.
Poi
però possiamo essere ottimisti?
Ottimisti dovremmo esserlo sempre!
Parallelo alla riga # 11
Life remains a blessing
Although you cannot bless
W. H. Auden, As I walked out one evening
martedì 4 novembre 2014
La forza tranquilla
Conversazione con Maria Viglione, insegnante di Qi Gong
Come sei arrivata
al Qi Gong?
Al
Qi Gong sono arrivata quando frequentavo la scuola di shiatzu. Erano
degli esercizi che ci proponevano perché il Qi Gong fa parte della
Medicina Tradizionale Cinese, insieme all'agopuntura,
all'erboristeria e al massaggio TuiNa: e lo Shiatzu trae origine
dalla Medicina Tradizionale Cinese. Per alcuni concetti come i cinque
movimenti era importante fare riferimento al Qi Gong, attraverso cui
era possibile comprenderli meglio.
E quindi oltre
allo Shiatzu, lì hai cominciato a dedicarti anche ad altro.
Diciamo
che attraverso quelle brevi esperienze, che dovevano essere limitate
nel tempo, mi è nata invece la passione. Lo Shiatzu è composto di
trattamenti tra operatore e ricevente, perciò implica la presenza di
due persone; mentre la pratica del Qi Gong può essere fatta anche
individualmente. Dal momento in cui ho sperimentato l'efficacia di
questa pratica l'ho fatta mia e ho cominciato a praticare anche da
sola. Mi sono appassionata sempre di più alla Medicina Tradizionale
Cinese e ho cercato dei corsi per approfondire l'argomento.
Qual è il
concetto di energia sotteso al Qi Gong? Suppongo che sia un po'
diverso da quello occidentale...
Innanzitutto
bisogna dire che “energia” è una traduzione della parola Qi
(cinese) o Ki (giapponese), ma nella Medicina Tradizionale Cinese il
concetto è molto più complesso. Ci sono tanti tipi di energia: i
tre principali sono legati all'energia ancestrale, ovvero anteriore
alla nascita – quella che ereditiamo dai genitori; poi c'è quella
postnatale, ovvero quella che una volta nati respiriamo nell'aria e
che traiamo dal cibo, dagli alimenti; la terza è quella che, una
volta lavorata, circola nel corpo, e che non potrebbe esserci senza
la nascita, la respirazione e la nutrizione.
È
un'energia sottile che attraverso l'allenamento e la pratica si
arriva a percepire.
Quando lavori con
il Qi Gong lavori su tutti questi tipi di energia?
Esatto.
Nel Qi Gong si lavora col movimento del corpo, e il movimento fa sì
che si percepisca l'energia che scorre all'interno dei canali
energetici. Ma si lavora anche per fortificare e mantenere il più
possibile, senza sprecarla, quella famosa energia che si radica al
momento del concepimento. La si può visualizzare in un punto preciso
del nostro corpo, nell'addome, tra l'ombelico e il pube, che per i
cinesi si chiama Dāntián; un centro energetico della grandezza di
un tuorlo d'uovo. Dal momento del concepimento e del radicamento di
quest'energia nell'individuo lo si può sempre visualizzare.
Qi
Gong letteralmente vuol dire “lavoro sull'energia”, “coltivare
l'energia”; questa energia che noi ereditiamo non può essere
aumentata, anzi si consuma nell'arco della vita, e bisogna cercare di
consumarne il meno possibile se la si vuole mantenere a lungo. Questo
lo si fa con una buona alimentazione, un sano stile di vita, e un
buon movimento.
Ed è per questo
che nel tuo insegnamento figurano i “12 tesori taoisti: esercizi
per la salute e la longevità”?
Nel
Qi Gong ci sono tantissime frequenze che lavorano su un'energia
piuttosto che su un'altra. Nei 12 tesori si lavora principalmente su
quella dei reni, appunto perché i reni rappresentano tra le altre
cose la capacità di procreazione. Queste tecniche erano mantenute
segrete perché utilizzate soltanto dalle famiglie imperiali.
All'interno delle famiglie imperiali erano consuetudine i matrimoni
tra consanguinei: e però è risaputo che ciò comporta un
indebolimento genetico. Per mantenere rinforzata la costituzione
degli eredi venivano praticati questi esercizi, con lo scopo appunto
di forzare la genetica.
Il Dāntián che
hai citato prima appartiene ad uno schematismo simile a quello dei
Chakra? Ci sono delle affinità con la fisiologia induista?
Non
mi sono mai dedicata finora al fatto che ci possano essere delle
corrispondenze o meno, ma direi di sì. Perché oltre al Dāntián
(che significa “campo di cinabro”) collocato nell'addome, ci sono
altri due centri energetici: il Dāntián mediano, che è quello
posto nello sterno all'altezza dei capezzoli, e il Dāntián
superiore, che è posto tra le sopracciglia. Di conseguenza, è molto
probabile che questi tre centri abbiano delle corrispondenze con i
Chakra della filosofia yogica.
Quando parlo del
Qi Gong, la domanda che mi sento più spesso fare è: “ma è simile
al Tai Chi”?
In
effetti è simile, solo che è molto meno conosciuto. Sono pratiche
che fanno parte della famiglia delle arti marziali, la differenza sta
nel fatto che mentre le altre arti marziali (Tai Chi compreso) hanno
sempre come obiettivo uno o più avversari esterni – sia che si
tratti di pratiche di attacco o di difesa – nel Qi Gong
l'avversario è interno. Noi diciamo “invisibile”: e questo è
avversario è rappresentato dai nostri blocchi, dalle nostre
difficoltà muscolari, dalle paure che ci portiamo dietro.
Perché dunque
fare Qi Gong?
Per
provare un modo diverso di conoscenza del proprio corpo. Per
l'armonizzazione del nostro respiro, del nostro cuore. Per lo
scioglimento dell'apparato muscolo-scheletrico. E per averne
esperienza.
Dopo
averlo provato si scoprono delle cose nuove, anzi, ci si riscopre.
Noi abbiamo già tutto, e il nostro corpo ha grandi possibilità.
Tutte le pratiche vanno bene. L'importante è che tutti trovino un
modo per riscoprire le potenzialità che abbiamo, ma che spesso
utilizziamo poco.
Parallelo alla riga # 10
- Però, a essere sincera, io non lo so bene cosa sia il cuore. Che significato esatto abbia, in che modo sia meglio usarlo... per me è soltanto una parola. - Il cuore non è qualcosa da usare,- risposi. - Semplicemente esiste. Come il vento. Basta che lei ne senta i movimenti.
Murakami Haruki, La fine del mondo e il paese delle meraviglie
martedì 30 settembre 2014
Cogli la (seconda) mela
Conversazione con Elisa Biason, esperta di agricoltura e orticultura (biologica e non) e membro dell'associazione "Piantiamola"
Tu tieni
corsi di orticultura biologica.
Sì,
non solo biologica. Biologica identifica già un certo modo di fare
agricoltura, ma i modi di agricoltura sono infiniti. Io provo a fare
dei piccoli racconti su qualche cosa che si può fare con le persone
che incontro. Ognuno poi trova il suo modo...
E come sei
arrivata a questa professione?
Non
è l'unica cosa che faccio. Questa è più una passione...
Innanzitutto cerco di conoscere persone interessate e poi ho capito
che si è perso molto di quello che era il sapere contadino. Io
stessa ho imparato molto da mio nonno...
Una cosa che
mi ha colpito del tuo corso è stato come hai affrontato l'argomento
dei fertilizzanti. Dopo la seconda guerra mondiale c'era il problema
di come smaltire molti prodotti chimici...
Questa
idea è nata proprio al termine della seconda guerra mondiale – si
arrivava da un periodo di grande fame e povertà – e c'erano tutti
questi elementi esplosivi di derivazione bellica che sono gli stessi
elementi della nutrizione vegetale: il fosforo, il potassio e
l'azoto, ovvero i tre elementi principali utili alle piante per
crescere, nonché i principali costituenti delle bombe. Tant'è che
se uno avesse la bizzarra idea di costruire artigianalmente una
bomba, lo potrebbe fare utilizzando i fertilizzanti. Per questo
l'acquisto del fertilizzante è vincolato, analogamente a quello dei
pesticidi, che può avvenire solo in possesso di un patentino.
Di
fatto, i vegetali vengono alimentati non pensando di aumentare la
fertilità del suolo ma semplicemente dando alla pianta direttamente
ciò di cui ha bisogno.
Dal tuo punto
di vista c'è davvero bisogno di tutti questi prodotti o si è
trattato di un caso “fortuito” per l'industria chimica di allora?
C'è
bisogno a seconda dello scopo che si ha. Se uno fa agricoltura
industriale ce n'è bisogno perché siamo al di fuori dei cicli
naturali, da quello che dovrebbe essere la quota normalmente prodotta
da una pianta. Se noi selezioniamo vegetali che devono produrre
tantissimo, il terreno non è in grado di poter fornire questi
elementi: allora è chiaro che vanno aggiunti. Altrimenti, le piante
sono autonome: sono presenti da millenni, autoselezionate dal
processo evolutivo, e sono in grado di crescere ovunque in base al
territorio. Nel momento in cui vogliamo portare una pianta che non è
della zona, o farla produrre molto di più rispetto a ciò che
sarebbe la normalità, ci vuole un aiuto, e questo aiuto è
l'elemento chimico.
Invece se
ogni persona si prendesse cura di un pezzo di terra per il suo
fabbisogno – anche vivendo in città – questo sarebbe possibile,
e auspicabile, senza utilizzo di sostanze esterne, se non la sapienza
contadina?
Secondo
me sì. È una pratica che io auguro alle persone. Ed è proprio un
dovere farlo senza utilizzo della chimica. Tutto ciò che noi
mettiamo di chimico nel terreno in qualche modo esce poi dal nostro
rubinetto, quindi va in falda e ce lo beviamo. L'azoto, ovvero
l'elemento chimico che promuove le parti verdi della pianta, è
dilavabile nell'acqua. Se è in eccesso nel terreno davvero uscirà
dal nostro rubinetto, e bisogna ricordare che è una sostanza
precursore di molti agenti cancerogeni.
Chiunque
abbia un piccolo spazio di terra dovrebbe fare il compost, e
riutilizzare gli scarti organici per ridarle fertilità. Altrimenti
creiamo dell'immondizia che va smaltita con un nuovo dispendio
energetico, quando invece l'energia del nostro scarto può tornare al
suolo e ricominciare il ciclo. Non dobbiamo essere noi a spezzarlo
con l'idea che è immondizia, perché non è corretto, tanto è vero
che in natura questo avviene.
Nei casi
estremi, anche il balcone di casa va bene?
Sì,
ci sono addirittura persone che fanno il compost domestico
utilizzando o dei vasi di terracotta o delle strutture molto porose
che garantiscono uno scambio d'ossigeno. Quindi non si crea puzza né
marciume, ma il terriccio con cui poi si fanno gli invasi. È una
pratica un po' impegnativa, però da belle soddisfazioni.
In un mondo
che usasse criteri naturali per la coltivazione delle piante –
senza produzione industriale su larga scala, uso di OGM, trapianto di
piante non autoctone – questo rischierebbe di riprodurre condizioni
di epoche precedenti all'attuale, in cui la carestia è un rischio
possibile? E se sì, allora perché scegliere l'agricoltura
biologica?
L'agricoltura
è soggetta a ciò che avviene in atmosfera, a ciò che decide il
clima. Da questo punto di vista possono esserci sempre dei danni. Ma
per quanto riguarda la quantità prodotta è stato calcolato che se
anche tutte le produzioni a livello mondiale fossero biologiche,
comunque ci sarebbe un eccesso. L'agricoltura biologica rispetto a
quella industriale produce un 20% in meno. Nonostante questo, con una
produzione agricola all'80%, comunque ci sarebbero dei surplus
produttivi. Il problema è più un problema di distribuzione delle
risorse. Ovviamente la proposta dell'OGM è molto forte. Il mio
personalissimo pensiero è quello di non vedere nell'OGM una
soluzione al problema vero, cioè come vengono distribuite per scelta
le risorse. Nel momento in cui noi andiamo a importare nei paesi che
hanno suoli poveri coltivazioni energetiche e togliamo la possibilità
alla gente del luogo di avere il proprio orticello e le proprie
abitudini alimentari e di coltivazione – quello che attualmente si
chiama landgrabbing (accaparramento delle terre ai fini di produzione
energetica, che è l'altro argomento che vede nei tempi moderni
l'agricoltura mischiata con la produzione industriale), ecco che
andiamo a togliere anche a loro, così come abbiamo già fatto a noi
stessi in Europa, la grande capacità di poter coltivare. In Europa
ormai è normale che un cittadino non abbia la possibilità di avere
accesso alla terra, né abbia più le conoscenze per coltivarla. Se
questa cosa succede anche alla gente dei villaggi in Africa piuttosto
che in Asia, è quello che crea carestia, non la scelta o meno di un
metodo biologico.
Ricordo che a
scuola – non troppo tempo fa ma neanche ieri! – si studiava che
quando l'uomo aveva imparato a coltivare la terra, aveva imparato
anche a lasciare a rotazione una parte del campo a riposo. Ma questa
cosa avviene ancora?
Si
faceva perché si riformasse la parte di fertilità che la pianta
aveva consumato. Oggi questo momento viene bypassato: possiamo
permetterci di non aspettare perché siamo in grado di fornire alla
pianta quella sostanza che la fa crescere comunque.
Ciò rischia
di portare la terra a una futura sterilità?
Sì.
Oltre al fatto di immettere nell'atmosfera moltissima anidride
carbonica. Il protocollo di Kyoto doveva regolamentare l'immissione
industriale di CO2 in atmosfera, ma in realtà è l'agricoltura che
detiene la grande possibilità di bloccare nel suolo il carbonio. Se
noi consumiamo la sostanza organica della terra, ecco che mandiamo in
atmosfera CO2, paradossalmente più dell'industria.
Questa cosa
non si sente dire molto spesso. Si parla del traffico, delle
fabbriche, perfino dell'allevamento, ma dell'agricoltura no.
Viene
detto molto poco e di solito solo durante momenti dedicati agli
addetti ai lavori. Altrimenti dovremmo smetterla di utilizzare le
foreste amazzoniche come le stiamo utilizzando, ad esempio. Perciò
non si diffonde molto questa notizia. Eppure dal punto di vista delle
superfici e delle quantità di biomasse che detengono il carbonio è
l'agricoltura ad avere le responsabilità maggiori.
Invece i
nostri nonni queste cose le sapevano già...
Mio
nonno non mi dice “se fai questo liberi anidride carbonica
nell'aria...”, ma fa un'agricoltura che oggi verrebbe definita
sostenibile e all'avanguardia. Questo è tutto nel suo sapere, lui
che è nato contadino ed è così a 93 anni. Quindi abbiamo tutto da
imparare da loro. Finché qualcuno ce lo può dire, dobbiamo
approfittarne!
Vuoi
aggiungere qualcosa?
Anche
i bambini, le famiglie, possono fare delle esperienze di
avvicinamento alla terra, per essere più consapevoli. Ci sono
occasioni anche nelle città. Torino sta cominciando ad essere
abbastanza viva da questo punto di vista, Bologna anche, si stanno
creando delle reti di orti urbani, occasioni di viaggio in cui si va
a visitare una città per vederne non solo i musei e i monumenti, ma
anche quello che la gente produce. Oppure ci sono associazioni, come
la mia (“Piantiamola”), che offre la possibilità di fare dei
lavori insieme. Aderiamo alla rete del wwoofing, un modo per fare
turismo: si va in un'azienda agricola a fare dei lavori in campagna
con qualcuno che spiega perché sceglie di lavorare in un determinato
modo e così si fa un'esperienza umana e allo stesso tempo legata
alla terra.
Per
saperne di più:
coltivareilcambiamento.blogspot.it
Parallelo alla riga # 9
E' possibile che le persone che non credono nell'anima ce l'abbiano lo stesso?
J.M. Coetzee, Vergogna
martedì 2 settembre 2014
Risvegliare il cuore illuminato Conversazione con Irene Viglia, conduttrice di corsi per il risveglio del cuore illuminato
Come sei arrivata a Drunvalo
Melchizedek e al Cuore Illuminato?
Nel 2009
lavoravo nel business per una grande multinazionale come manager.
Diciamo che c'è stata come una chiamata interiore che mi ha alzata
letteralmente di peso. Per un certo periodo sono andata a vivere in
Perù e lì ho assistito a un seminario sul Fiore della Vita, l'opera
principale che Drunvalo Melchizedek, ad oggi il mio maestro, ha
studiato e pubblicato. Quell'evento ha cambiato la mia vita. Tutto
ciò che è stata la conoscenza della geometria sacra, della Merkaba,
del nostro campo di luce, ha segnato la mia svolta. Da lì sono
rimasta in contatto col mio maestro, si sono aperte molte strade, ho
cominciato a lavorare con gli Arcangeli, la mia conoscenza nel campo
energetico si è approfondita... sino a quando sono stata contattata
perché Drunvalo Melchizedek avrebbe aperto un nuovo capitolo dei
suoi insegnamenti (aiutare le persone a vivere nel Cuore) e secondo
il mio maestro avrei dovuto partecipare a questa formazione. Avevo
qualche resistenza all'inizio, perché sapevo che si sarebbe aperto
un capitolo molto grande nella mia vita, che l'avrebbe completamente
cambiata. Certo, non si parlava più di tornare nel business a fare
la manager, ma di diventare indipendente dal punto di vista
lavorativo, aprire una mia attività e cominciare ad insegnare in
InghilTerra, dove vivo, o comunque dove sarei stata chiamata. Dopo un
po' di tentennamenti e di resistenza a luglio del 2011 ho deciso di
fare questa formazione, il primo nucleo di quello che sarebbe
diventato “Risvegliare il Cuore Illuminato” (in inglese Awakening
the Illuminated Heart). Da lì sono usciti i primi 50 maestri, che
hanno cominciato a insegnarlo nel mondo. Ho cominciato in Italia (il
primo corso l'ho fatto in Val d'Aosta), e poi sono partita con
Londra, dopo di che ho cominciato ad essere chiamata un po'
dappertutto. Ad oggi insegno in Asia, in America e in Europa.
Ho cercato su internet
informazioni sulla Merkaba, ma non ho capito bene di cosa si tratta.
Potresti spiegarlo?
Drunvalo
Melchizedek ha pubblicato due libri che si chiamano “L'antico
segreto del Fiore della Vita”, volume 1 e 2, nel quale parla molto
apertamente di cos'è la Merkaba e come funziona.
La Merkaba è
un campo energetico di luce creato dal nostro Cuore. Devi
visualizzare una persona dentro un grande campo di luce della forma
di un UFO... è come una navicella spaziale, che però è creata
interamente dalla luce che l'amore incondizionato del tuo Cuore
attiva secondo una certa procedura che noi insegniamo. Questa Merkaba
viene definita come “il veicolo di ascensione”. In passato – e
stiamo parlando di tempi atlantidei – la Merkaba veniva utilizzata
per viaggi interdimensionali. All'epoca, le persone che sapevano come
“teletrasportarsi” viaggiavano tra spazio e tempo con questa
navicella, interamente fatta di luce, attivata dal potere che abbiamo
nel Cuore (che va molto al di là di quello che crediamo). Ad oggi
viene attivata sulla base di ciò che la nostra Madre Terra ci
insegna: ed è quella che noi chiamiamo Merkaba tetraedrica, basata
su una geometria sacra che si chiama tetraedro-stella. La geometria
sacra rappresenta una conoscenza, una saggezza. E ogni tipo di
geometria, che sia un triangolo, un cerchio, un ottaedro, è una
particolare forma di conoscenza. Chi studia geometria sacra sa che
oggi la Terra vibra ad una coscienza tetraedrica, nel senso che la
geometria sacra che ad oggi ha la Terra è un tetraedro-stella.
L'informazione che la Madre Terra ci sta dando è questa: oggi
l'umanità – che poi alla fine vive sulla Terra, quindi deve vivere
di conseguenza quello che la Madre Terra ci insegna – può solo
ricevere questo tipo di coscienza. Perciò il tipo di Merkaba che noi
attiviamo è di tipo tetraedrica, basata su ciò che la Madre Terra
ad oggi ci sta insegnando. E sappiamo bene che se l'umanità decide
di andare contro corrente, rifiutando mezzi diversi da quelli che la
natura ci offre, molto spesso la natura si ribella.
La Merkaba è
detta veicolo di ascensione perché nel momento in cui ci sarà un
passaggio di ascensione, chi deciderà di partire con il proprio
corpo fisico, partirà con quella “navicella spaziale”.
Naturalmente dev'essere pronto; ma non sono passaggi forzati o
controllati, bensì assolutamente naturali e guidati dal Sé
superiore che c'è nel Cuore di ognuno. Questo lavoro è interamente
basato sul Cuore, sul non-controllo, e sugli insegnamenti di Madre
Terra.
Parlare di Cuore illuminato
significa affermare che il Cuore è già illuminato, o che lo diventa
in base a una esperienza particolare?
Drunvalo ha
definito questi insegnamenti come “la scuola del ricordare”. Non
dice che la gente frequenta questi corsi per imparare, ma per
ricordare. Il Cuore è già illuminato, noi dobbiamo semplicemente
risvegliare quella parte di noi che non ricordiamo più. Tutte le
informazioni legate a noi stessi, a chi siamo, all'evoluzione della
Terra, ai registri akashici dell'universo, sono nel Cuore. Noi
aiutiamo le persone attraverso un percorso di quattro giorni a
ricordare come vivevamo qualche migliaio di anni fa...
Quindi è un'esperienza
piuttosto intensa.
Noi lo
chiamiamo corso intensivo proprio perché andiamo a toccare la storia
e le frequenze che l'umanità ha attraversato nel corso di 13000 anni
e oltre. In quattro giorni facciamo percorsi davvero profondi:
l'anima non ha nessun problema ad affrontarli, viverli e a
divertirsi, però abbiamo un corpo fisico da rispettare, e per il
corpo questi giorni sono davvero intensivi.
Questo insegnamento si trova
in tutto il mondo, oggi?
Siamo più
di 200 maestri nel mondo, e viaggiamo dove veniamo chiamati.
Evidentemente la nostra energia serve di volta in volta in un posto
specifico della Terra, e a noi come maestri serve l'energia specifica
di quel luogo. Ricordo spesso che insegniamo questa pratica, ma siamo
sempre i primi a dover imparare. A livello energetico veniamo
spostati nei vari punti di questo pianeta là dove serve.
La mia base
principale è in Inghilterra, dove vivo, ma mi sento più cittadina
del mondo.
Torneresti al business?
No. Questo
non è un lavoro, è la mia vita che è diventata il mio lavoro. Sono
passata dal fare la manager per una multinazionale a fare quello che
sono venuta a fare in questo mondo.
Hai sentito differenti livelli
di coscienza nelle varie parti del mondo in cui sei stata, o questa
non è una considerazione che ti appartiene? Ci sono certi luoghi
della Terra più pronti di altri ad accettare questo messaggio?
Mi
piacerebbe dirti che la Terra è un posto unito dove non c'è
separazione, ma purtroppo non siamo ancora a questo punto. Di
conseguenza, ogni paese e ogni cultura hanno il loro karma da
guarire. Ci sono paesi tipo l'India dove sono molto aperti nel
ricevere messaggi di amore incondizionato, compassione, perdono. Ma
questo perché l'India è una paese che è nato e cresciuto sulla
base della compassione. Per loro va bene perché sono abituati.
Andando a parlare degli stessi argomenti in una città come Londra,
che è una città completamente basata sul controllo, ti guardano e
dicono “non ho capito, vuol dire che dobbiamo sentire pena
per...?”. Sicuramente ci sono livelli diversi di coscienza nei vari
luoghi dove vado.
C'è una
cosa però che lega tutto il mondo: ed è la necessità di guarire
quanto l'energia maschile ha inflitto nell'arco di 13000 anni
sull'energia femminile. Oggi stiamo facendo questo grande passaggio
da un'energia più di mente a un'energia più di Cuore, ci troviamo a
dover affrontare delle grandi guarigioni dove le persone devono
essere in grado di riconoscere per prima cosa dentro di loro quanto
l'energia maschile ha inflitto sull'energia femminile. Qui non sto
parlando del rapporto uomo-donna, perché se credi nelle vite passate
siamo stati tutti uomini e donne, quindi le abbiamo fatte tutte
tutti! Ma a livello di umanità in questo momento c'è un grande
bisogno di guarire, di lasciar andare quello che è stato il passato,
e cercare di far emergere quella che è la vibrazione del Cuore per
aiutare la Terra nel modo in cui serve oggi.
Parallelo alla riga # 8
Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi.
J.R.R. Tolkien, Il ritorno del Re
giovedì 31 luglio 2014
Essere Vento nel Vento Conversazione con Giovanni Rossin, ricercatore spirituale.
Qual è il tuo
percorso di ricercatore spirituale?
Sin
da bambino ero affascinato dal mistero; prima di tutto dal mistero
che portavano le religioni, in particolare dal cristianesimo da cui
ero stato influenzato. Però c'era qualcosa che non mi soddisfaceva,
mi dava una sensazione come di qualcosa di perso, di incompleto. E
poi mi ha sempre affascinato il misterioso, l'avventura.
Questa
mia peculiarità è esplosa intorno ai vent'anni. La prima relazione
andata a male ha messo in discussione tutto quello che mi circondava,
e da lì ho cominciato a voler capire cos'è che determinava la mia
vita. Ho cominciato a leggere dei libri, in particolare sono grato a
Voglia di bene di Morgan Scott Peck, che mi ha dato la
possibilità di comprendere meglio l'interpretazione dei sogni di
Freud. E questo mi ha dato un po' più di disciplina per andare a
scoprire tutto il resto. Ho cominciato a interessarmi dell'aura, ad
esempio. Inizialmente c'è stato uno studio teorico, comprando libri,
cercandoli in biblioteca, come Le vite precedenti di Emanuela
Pompas, o Una sedia per l'anima di Gary Zukav. Però c'era
sempre qualcosa che mi bruciava dentro, nello stomaco, e mi spingeva
ad avventurarmi e a sperimentare. Lo sciamanesimo... Ecco, io diciamo
che sono effettivamente uno sciamano nel vero senso della parola: lo
sciamano è il curioso, colui che vuole scoprire, addentrarsi, a cui
non basta il mondo ordinario, e si rende conto che il mondo è molto
più complesso e variegato di quello che ci hanno trasmesso
attraverso l'educazione.
Diciamo che le
religioni sono state lo spunto per andare molto più in profondità?
Sì,
la religione mi faceva sentire incatenato: io sentivo una
reminiscenza, un ricordo che forse tutti noi abbiamo, e che mi
spingeva a ricercare, a scoprire, ad amare tutto quello che abbiamo
intorno. La prima cosa che ho affrontato un po' sperimentalmente è
stato l'incontro con i discepoli di Osho, la sua filosofia unita alla
filosofia di Frank Natale, che guardava proprio allo sciamanesimo.
Avevo partecipato a una caccia all'anima, ed è stata la prima
bellissima esperienza in questo campo. Già di mio avevo avuto alcune
esperienze di “uscire fuori dal corpo”, ma essendo da solo mi ero
anche un po' spaventato. In quell'occasione invece, attraverso i
tamburi sciamanici, in posizione completamente rilassata al terreno,
ho avuto la sensazione di essere sollevato da terra, e di avere la
testa rivolta dalla parte dei piedi. Era sì insolito, ma non mi sono
spaventato, per quanto fosse una situazione straordinaria, non
convenzionale. Questo mi ha spinto poi ad approfondire. Ho fatto il
corso di massaggi chiamato “La via della Luna”, in cui
l'insegnante, che aveva fatto esperienza con Osho, aveva unito la
tecnica di massaggio svedese, l'impastamento e il cranio-sacrale che
insegnavano anche a Pune. Il secondo livello era intitolato “La
danza delle mani”. Mi riconosco nell'espressione per cui il
massaggio è 10% tecnica e 90% amore, ovvero intuizione, entrare in
sintonia, relazionarsi con l'altra persona e riuscire a dargli un
aiuto, dialogare con la sua anima in modo che questa possa riprendere
spunto e forza da se stessa.
Mi
sembrava di aver trovato finalmente le risposte, come spesso capita a
chi intraprende il viaggio della conoscenza. All'inizio ti senti un
po' “dio” e vuoi catechizzare tutti, salvo poi rimanere
addolorato dalle reazioni altrui non sempre positive... All'inizio
c'è spesso uno sfasamento... fin quando prendi queste cose in un
modo molto più saggio, sai che stai facendo la tua strada, che stai
scoprendo delle cose, e che altri lo stanno facendo in un altro modo
– chi più chi meno velocemente – e questo non fa differenza,
perché tutti stiamo andando “lì”, comunque.
Ho
intrapreso varie tecniche prese da Osho, tra cui la Kundalini e la
meditazione dinamica (mi ci sono voluti dieci, quindici anni, per
capire come il Maestro aveva creato questa meditazione!). In questa
via iniziatica ho affrontato la trance-dance, l'interpretazione del
fantasma, la vista delle vite precedenti, i riti di passaggio. Questi
ultimi, ad esempio, sono ancora presenti nelle culture dei popoli
naturali: si attraversano delle fasi, e ogni fase fa sì che tu passi
a uno stadio di maturazione successivo. Dopo ho conosciuto altre
tecniche che derivano sempre dalla cultura indiana, dall'oriente: il
Rebirthing, quelle dell'istituto per il non-conosciuto di Baba Bedi,
la filosofia acquariana...
Non
sempre questa ricerca va come vorresti. A volte le persone che
approcci ti danno della conoscenza, ma non hanno l'intento puro,
sacro, quello di trasmetterla senza averne un vantaggio personale. E
creano con te una relazione di dipendenza, che secondo me è il più
grosso peccato che un essere umano possa compiere nei confronti di un
altro, perché gioca sulla richiesta di conoscenza di una persona, o
di tirarsi fuori dalle sue problematiche, dai suoi guai. Ed è anche
il rischio che ha chi vuole essere Maestro: in realtà il vero
Maestro, lo Sciamano, si esclude, è solo colui che trasmette
l'esperienza e fa sì che gli altri possano godere delle stesse cose.
Inoltre,
sono sempre stato affascinato dallo Yoga, dal Tantrismo, e dalla
ricerca di una radice comune. Sentivo che Sciamanesimo, Tantrismo,
Taoismo, Buddhismo in realtà arrivavano tutti da qualcosa di comune,
anche se io non riuscivo a identificarlo. Avevo la sensazione che
questa cosa fosse andata persa nella notte dei tempi.
E l'hai trovata
o sei ancora in ricerca?
Ad
oggi l'ho finalmente trovata. Dopo 22 anni...
E qual è?
La
vecchia cultura è contenuta nei popoli naturali, quelli che si sono
mantenuti più vicini alle tradizioni. In questi popoli c'è la
tradizione di una “venuta”, di una conoscenza arrivata forse da
un altro luogo dell'universo, da qualche dio, e questa conoscenza
trasmessaci è stata mantenuta nei riti. Perciò ci sono riti simili
in luoghi diversissimi del mondo. Ma spesso popoli naturali come gli
Apache o gli Aborigeni non trasmettono che una pseudoconoscenza agli
occidentali, proprio perché sanno che questi ultimi non hanno la
possibilità di comprenderla appieno o di utilizzarla al meglio.
Lo
scoprire che qui in Europa, nel nord Italia, in Francia e in Spagna
la cultura celtica si è in qualche modo mantenuta, perciò anche noi
abbiamo una cultura da cui attingere le nostre radici, questa è una
cosa che mi ha sorpreso: ed oggi mi sta dando moltissime chiavi di
lettura, per capire quale fosse questa cultura presente in tutto il
mondo: e sto parlando della cultura del megalitismo. I popoli
naturali l'hanno ancora nelle loro tradizioni, ne hanno il ricordo. E
questo ci da la chiave per capire antiche tecniche come lo Yoga, o
come possiamo essere “guaritori”, come funziona il nostro corpo.
In queste antiche tradizioni c'è già la conoscenza, e si sta
perdendo tempo a riscoprirle in modo “scientifico” quando forse
semplicemente mettendosi in sintonia la cosa sarebbe un po' più
veloce... e non c'è distinzione tra scienza e conoscenza esoterica,
ma in realtà stanno andando entrambe nella stessa direzione. Ad oggi
la fisica quantistica sta ribadendo queste cose, in effetti. E
possiamo facilmente vedere come sono molto correlate... Per lo
sciamanesimo, ed anche per il celtismo, il mondo come noi lo
conosciamo, il mondo della materia è fatto dal vuoto (lo shan, il
centro). Quello in cui viviamo è un mondo illusorio, “olografico”,
fatto di vibrazioni...
Se
noi andiamo alla sorgente, che è quella che rimane pura, scopriamo
questa radice comune. Ad esempio anche nel celtismo ci sono i chakra
che, a differenza della fisiologia induista sono cinque, e non sette.
Il primo e il secondo chakra sono uniti e considerati uno solo; allo
stesso modo il chakra della gola e del terzo occhio. Questa pare
fosse in origine la suddivisione dei chakra. Tra l'altro è curioso
sapere che c'è una lingua celtica, o pre-celtica, e una meditazione
dinamica celtica, la Kemò-Vad, il cui nome significa “essere vento
nel vento”, ovvero tornare nel vento divino, o ancora tornare nel
vuoto. Tutti si vuol essere uno, si vuol essere tutto, ma in realtà
questo tutto deriva da qualcosa che è niente! E questo da il la al
punto di domanda su cosa siamo realmente... In più la filosofia dei
popoli naturali non parte dal darsi le risposte, ma dal farsi le
domande giuste: invece di partire da “cosa sono io?” parte da
“dove vivo io? Cos'è ciò che ho intorno?”. È partendo da
questo che riesco a capire come sono fatto io, nel contesto in cui
sono. Quindi è già un modo diverso di approcciare le cose. Non ci
si approccia a dio, ma alla natura, al mistero... e si cerca di
carpirne qualche conoscenza.
Buona ricerca,
allora.
Parallelo alla riga # 7
Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Socrate
martedì 24 giugno 2014
Stelle danzanti Conversazione con Gianni Novello, conduttore della Meditazione dei Cinque Ritmi di Gabrielle Roth, Costellatore Familiare, e... gran ballerino!
Se mi avessero detto "stasera vieni a ballare" non avrei fatto un passo. E invece ho partecipato ad una sessione dei Cinque Ritmi condotta da Gianni Novello e ho scoperto che non solo so ballare, ma mi è anche piaciuto! Perché in questa forma di meditazione dinamica la danza non consiste nell'imparare con precisione dei passi, ma nel lasciar andare le energie del proprio corpo e della propria mente in un'esperienza che diverte, commuove, scatena e pacifica.
Come
ti sei avvicinato ai Cinque Ritmi di Gabrielle Roth?
Ho
conosciuto la meditazione dei 5 ritmi di Gabrielle Roth, unitamente a
molti altri tipi di meditazioni dinamiche, nel 2000, quando ho
iniziato un training di tantra con Elmar e Michaela Zadra. Devo dire
con sincerità che è una delle meditazioni dinamiche che mi piace di
più e che ho approfondito e sperimentato di più durante tutti
questi anni.
In
che senso si parla di meditazione dinamica?
Si
parla di meditazioni dinamiche in quanto il movimento, il respiro e
l'esercizio corporeo sono fondamentali, al fine di stabilire un
contatto e un'unione tra mente e corpo. Non dico nulla di nuovo, lo
yoga ne parla da 5000 anni, eppure per noi occidentali con troppa
mente, o almeno per me, utilizzare delle meditazioni dinamiche - di
movimento - mi ha aiutato davvero molto ad andare oltre gli schemi e
le abitudini mentali consolidate, per affidarsi più all'autenticità
del corpo che a quella della mente, perché a volte la mente,
ménte....
Come
costruisci la tua "compilation"?
La
compilation. Questa è una domanda che mi viene fatta molto spesso e
potrei rispondere che non la preparo mai prima, ma a seconda del
gruppo e dell'energia che ho davanti e che sento di volta in volta.
Di fatto, come avrai visto, ho una serie di cd che ho comprato nel
corso degli anni e che ho suddiviso per ritmo, poi a seconda del
gruppo che mi trovo davanti e in base al mio sentire di ciò che
ritengo che quel gruppo sia in grado di reggere, la costruisco sul
momento pescando sui cd di quello specifico ritmo. Lo stesso per la
durata di ogni singolo ritmo.
Il giorno seguente ho partecipato a un incontro di Costellazioni Familiari, ed è stata una scoperta interessantissima. Sebbene io non sia stato "costellato", il semplice fatto di interpretare dei ruoli mi ha fatto capire delle cose su di me e sulla mia storia a cui forse non sarei mai arrivato.
Come
sei arrivato alle costellazioni?
Ho
conosciuto le costellazioni familiari durante un training di tantra
con Elmar e Michaela Zadra nell'anno 1999-2000, in cui si andavano ad
affrontare i propri mostri interiori (questo era il titolo del corso
specificio all'interno del training). Era un assaggio di scenario
familiare, ma ne rimasi molto colpito e incuriosito e nel 2003
iniziai uno specifico training di formazione con l'Associazione Bert
Hellinger Italia durato tre anni, in cui ho lavorato molto sul mio
scenario familiare e successivamente sul come condurre.....
Quanto
indietro nel tempo si può risalire durante una costellazione, e in
che modo visualizzare i conflitti passati ci aiuta a comprendere i
presenti e ad affrontare i futuri?
Si
può andare indietro nel tempo fino a 7 generazioni. Perchè sette?
Perchè ciò che è stato commesso fino a 7 generazioni può influire
nelle generazioni successive e condizionare fortemente il
comportamento di chi viene dopo. Se mi chiedi il perchè fino a 7
generazioni, non te lo so dire. Ma come avrai visto e mi hai sentito
dire, nelle costellazioni familiari il tutto é fenomenologico, ossia
avviene sempre così. Capisco che ciò sia poco scientifico, ma anche
molto istruttivo per noi umani che vorremmo avere una spiegazione per
tutto. In fondo dobbiamo renderci conto che a volte, senza esserne
consapevoli, siamo a servizio di forze molto più grandi.... forse
dovremmo semplicemente entrare in allineamento con queste forze ed
entrare nel flusso della vita, e sarebbe tutto più semplice.
Come
avrai visto durante la sessione, visualizzare le problematiche e i
segreti passati ci aiuta non solo a comprendere, ma a vedere il tutto
in un quadro molto più ampio rispetto alla nostra ottica e ciò
favorisce la riconciliazione, che è ciò che la nostra anima
persegue. Questo consente di non portare più i pesi del passato di
cui ci facciamo carico inconsapevolmente e che appartengono ad altri,
permettendoci di andare liberamente verso la nostra vita presente e
futura.
Se
ti dicessi che vedendo una seduta di costellazioni ho capito
Shakespeare, tu che cosa risponderesti?
Che
è molto interessante e che sei andato al nocciolo di ciò che
succede quando si fa una rappresentazione di una costellazione
familiare. La cosa interessante e che i rappresentanti sentono
contestualmente l'energia e il sistema familiare di chi mette in
scena ma anche se ci sono fatti e sensazioni che ci toccano perchè
hanno a che vedere con il nostro scenario familiare...
Quando
entriamo come rappresentanti in una costellazione familiare,
diventiamo degli attori naturali e disinvolti a servizio della
persona che mette in scena.... forse è questo che vuoi dire quando
dici che hai capito Shakespeare... !
Parallelo alla riga # 6
L'universo ha tanti centri quanti sono gli esseri viventi che contiene.
Aleksandr Solženicyn,
Arcipelago Gulag
martedì 3 giugno 2014
Touch for Healt Conversazione con Simonetta Lisa, operatrice del metodo kinesiologico Touch for Healt.
Come
sei arrivata alla Kinesiologia?
In
un percorso di naturopatia, quindi erano molte le discipline a cui mi
ero già approcciata. Ma quando ho partecipato alla prima lezione del
corso di kinesiologia mi sono resa conto che era una disciplina
totalmente diversa da quelle che già conoscevo, forse quella col
taglio che mi apparteneva di più. Ho fatto prima delle sedute
individuali, e poi ho continuato facendo dei corsi. Ho lavorato
subito su temi che mi erano molto cari, come il rapporto coi miei
genitori... sono proprio partita alla grande! Questo anche per vedere
come funzionava, perché prima di appassionarmi e proporlo agli altri
volevo vedere su di me che effetto avrebbe avuto.
Che
differenza c'è tra la chinesiologia applicata e il Touch for healt?
Il
Touch for healt ha un taglio basato sui principi della medicina
cinese, quindi non soltanto di lavoro sui muscoli o sui tendini, ma
considerando la persona nel suo insieme: cioè da un punto di vista
fisico-strutturale, energetico, emotivo ed anche da un punto di vista
chimico e nutrizionale. È un ascolto e un dialogo col corpo della
persona, e tramite dei leggeri test muscolari viene anche individuata
la tecnica appropriata per ristabilire l'equilibrio ed affrontare il
disagio che la persona vive in quel momento.
Di
volta in volta decidi quale approccio utilizzare, o li utilizzi
tutti?
In
kinesiologia si lavora a traguardi. Quindi la persona sceglie
l'aspetto della sua vita su cui ha voglia di lavorare o per cui vuole
migliorare, perché magari non è contenta di qualcosa, che può
essere: un dolore fisico, quindi star meglio fisicamente, riuscire a
muovere con agio un arto piuttosto che piegarsi, oppure un blocco
emozionale (ad esempio “trovo sempre il compagno/la compagna
sbagliata”, “non riesco ad andare d'accordo con mia suocera...”,
“non riesco a guadagnare quello che voglio”...). Quindi la
kinesiologia lavora su aspetti molto ampi, che riguardano proprio il
soddisfacimento della persona.
Perciò
anche sulle motivazioni personali...
Certo.
E sull'utilizzo dei propri talenti, perché sappiamo che molte volte
le persone non utilizzano i loro talenti. Il lavoro dal punto di
vista chimico invece funziona così: mentre ci impegniamo a
raggiungere un certo traguardo magari stiamo assumendo un alimento
che ci piace, ma che in quel contesto ci impedisce (seguendo i
principi della medicina tradizionale cinese anche il cibo è
collegato a determinati elementi, e a determinati organi) di arrivare
all'obiettivo prefissato. Per questo a volte si fanno anche dei test
energetici alimentari.
Non
è mai il terapeuta che decide, ma è sempre tramite questi leggeri
test muscolari che il cliente sceglie la tecnica più appropriata per
lui in quel momento, quindi in questo senso è anche un lavoro
“ecologico”.
Come
nasce questa tecnica?
Nasce
negli anni '60 quando il suo fondatore, George Goodheart, scoprì
quasi per caso che le risposte muscolari dei suoi pazienti (era un
medico) mutavano a seconda di ciò che appoggiava al muscolo. Poteva
essere un alimento, ma anche una situazione o un'emozione; la persona
pensava a una cosa, e la risposta muscolare era diversa. Da quello
partì tutto.
Il
Touch for healt è riconosciuto?
L'Australia
è il primo posto in cui è stato riconosciuto, naturalmente ci sono
molte altre nazioni, ma in Italia sebbene ci sia da venticinque anni
se ne sente parlare ancora pochissimo.
Perché
una persona dovrebbe scegliere di fare kinesiologia?
Per
migliorare certi aspetti della sua vita di cui non è soddisfatto,
oppure per raggiungere dei traguardi, per superare dei blocchi
emotivi o ancora, semplicemente, per essere più felice!
Parallelo alla riga # 5
A curare è l'intonazione con cui si parla al malato. Josif Brodskij, Per compiacere un'ombra
martedì 29 aprile 2014
Il paradigma dominante
Conversazione con Pierluca Zizzi, divulgatore, ricercatore spirituale, autore dei tarocchi "Egyptian Oracle Cards", "2012 Tarocchi dell'Ascensione", "Tarocchi Universali trasparenti" e del libro "Il Viaggiatore Universale - Il Viaggio della Consapevolezza Umana verso l'Infinito".
Che
cosa intendi per paradigma dominante?
Una
delle mie principali divulgazioni si occupa di raccontare come
veniamo educati, cosa ci viene detto fin dalla più tenera età.
Volendo
dividere l'argomento in due grossolane sezioni, la prima è il
paradigma moderno, ovvero come veniamo formati a scuola e in
famiglia, cosa ci chiede la società, che è il problema più grosso,
più evidente. Ovvero veniamo formati secondo dei canoni che non sono
in accordo con quello che io chiamo “l'uomo naturale”, ovvero
l'uomo, o la donna, così come si presenterebbero – secondo
un'immagine romantica – all'uscita della caverna, o nella giungla,
incontrando i propri pari.
Quest'uomo
naturale viene sostanzialmente educato in maniera tale per cui la sua
vita è destinata a essere quella di un burattino nelle mani di
qualcuno e a tale scopo viene formato (parola che detesto, la
“formazione” di un essere umano... ovvero il dargli una forma
precisa) Quindi l'educazione mira a creare un produttore, un
consumatore nella nostra società; non viene approfondito nessun
ambito relativo all'intuizione, non viene data nessuna – o quasi
nessuna – educazione sentimentale e quindi l'essere umano cresce
quasi sempre completamente incapace di gestire le proprie emozioni.
Questo non è un uomo naturale, ma è un uomo destinato
all'infelicità nella quasi totalità dei casi. Questo per quanto
riguarda la prima sezione.
La
seconda grande sezione è la formazione che ereditiamo dal nostro
passato. Ora, noi abbiamo duemila anni di cristianesimo alle spalle,
con tutto il male e con parte del bene che questo comporta; poi
abbiamo 250-300 anni di illuminismo alle spalle, con molto del male e
con parte del bene che questo comporta. E tutta un'altra serie di
conoscenze e tradizioni più antiche sopite nell'inconscio collettivo
e che ci sono state tramandate: ad esempio il paradigma maschile
dominante su quello femminile, i cui effetti possiamo osservare
quotidianamente. Questi paradigma “scricchiola” da una sessantina
d'anni, ma ci vorranno centinaia di anni per recuperare la metà del
pianeta.
Queste
due grandi sfere d'influenza sono il paradigma dominante e la mia
divulgazione si rivolge a persone che spero cerchino di capire per
conto loro se nella loro vita, e nella vita dei loro cari, questo
paradigma dominante è forte, o fortissimo, o, per loro fortuna,
debole e cercare un'alternativa personale. Perché un'alternativa
sociale a questo paradigma comincerà forse a esserci ma ora
sostanzialmente non c'è.
Quindi
l'obiettivo non è sostituire questo paradigma con un altro
paradigma.
È
esattamente quello che insegno: se voi sostituite questo paradigma
con un altro paradigma abbiamo un nuovo problema.
Una
volta un'amica, leggendo il mio primo libro, mi ha chiesto: “ma
allora qual è la verità in ambito spirituale?” E io ho detto:
“guarda, credo che ne esista una familiare, personale, se diventa
sociale ti schiaccia per vari motivi”... L'uomo naturale è fatto
in modo tale per cui le verità sociali ne distruggono
l'individualità. Lei allora mi ha detto: “io penso di sapere qual
è, non dico la verità, ma come si può vivere tutti insieme con
delle regole molto precise”. Io l'ho interrotta e ho detto: “vedo
già i morti per le strade”. Perché, di solito, quando spunta
qualche persona che ha un'idea molto precisa di come debba essere
un'alternativa sociale o personale, e questa viene imposta, si creano
religioni o grandi forme di pensiero collettive che prima o poi si
scontreranno con altre religioni e altre forme di pensiero
collettive, e ci saranno i morti per le strade.
Da
questo punto di vista quindi la mia divulgazione è molto taoista:
non esiste un credo, non esiste una via definita, il parlare di una
via unica non può essere fatto per definizione perché la mente
umana si attacca alle definizioni, alle parole. Invece quando la
mente si libera il più possibile da questa radice si inizia a
diventare uomini e donne più liberi, intuitivi, sereni, capaci di
vivere con gli altri.
Sembra
particolarmente evidente che uno dei campi in cui si manifesta di più
la formazione attraverso il paradigma dominante sia quello
dell'insegnamento della storia.
È
un argomento a me molto caro. La storia che si insegna a scuola può
essere un ottimo paradigma per quello che è la nostra formazione.
Anche qui darei due direzioni.
Un
indirizzo generale sul modo di insegnare la storia tende a venderci
la storia come qualcosa di assolutamente vero e lineare – ovvero
c'è A, poi B che ha creato C, poi siamo arrivati noi... In maniera
quasi giornalistica ci racconta qualcosa che non può che essere il
nostro passato reale. Questo è violentemente falso. Oserei dire che
è nazi-fascista, perché non è vero. Prendiamo l'identità
italiana: ci viene esaltato il Risorgimento, che è un insieme di
bugie... il nostro Risorgimento è quanto di più inglorioso,
violento e soppressivo ci sia stato nella nostra storia nazionale. È
una tecnica usata da tutte le nazioni: raccontare una storia gloriosa
che crei un passato nazionale, un paradigma per l'appunto, che ti
renda orgoglioso della tua nazione. Proprio ieri ho letto la massima
di un americano che dice “L'ultimo rifugio degli idioti è il
patriottismo”. La storia spesso va in questa direzione.
La
seconda direzione dell'insegnamento della storia, dell'archeologia,
della paleontologia, e dell'antropologia in maniera minore, è
partire da basi che noi crediamo essere vere perché non vengono mai
messe in discussione. Sull'antropologia e sulla paleontologia, dai
cosiddetti ominidi fino a noi, non si sa sostanzialmente niente.
Quello che ci viene insegnato nei sussidiari – l'immagine di Lucy,
l'ominide africano, e le civiltà antiche o antichissime del nostro
pianeta – è sostanzialmente falsa. Basta fare un giro per i musei
più importanti del mondo per rendersi conto che qualcosa non ci
viene detto.
Questo
insegnamento ci passa e noi cresciamo credendo vere alcune cose:
primo, che la storia così come ci viene raccontata è corretta,
giusta, e che abbiamo un passato sicuro alle nostre spalle. Secondo –
e molto più grave – crediamo di essere parte di un'evoluzione
continua, la punta di diamante della storia precedente, e di essere i
migliori, proprio perché abbiamo fatto esperienza di quello che
c'era prima: abbiamo una grande tecnologia, abbiamo sviluppato tutta
una serie di conoscenze storiche, sociali... cose solo in parte vere.
Una corretta analisi di ciò che doveva essere l'essere umano di 5000
anni fa – se ne sa pochissimo –, o di 3000 anni fa in alcune
parti del mondo, o semplicemente l'osservazione dell'uomo
contemporaneo nelle civiltà naturali, ci rivela la visione di uomini
molto diversi da noi e nella maggior parte dei casi molto più
“felici” di noi.
Le
civiltà del passato avevano qualcosa che noi stiamo sopprimendo con
la tecnologia. Ad esempio scegliere come propri leader – non
sempre, ma spesso – non tanto i più furbi, i più colti, i più
tecnologicamente portati, ma coloro che hanno delle intuizioni,
quelli che – se vogliamo usare un termine convenzionale – possono
essere definiti “maghi”. I grandi leader erano sì anche leader
militari (ma da una certa data in poi, prima non esisteva la guerra
come noi la concepiamo) ma anche re “maghi”, ovvero persone che
avevano in sé la ricerca costante di un mondo interiore, onirico,
divino, a contatto con quello ordinario. Questo è stato
completamente dimenticato, o utilizzato in maniera nascosta, perché
chi ci governa realmente sa bene come si governa un popolo, anche se
in maniera talvolta molto oscura. Chi vuole plagiarci sa bene che non
dobbiamo insegnare queste cose, perché in una civiltà come quella
dell'Asia Centrale di 5000-6000 anni fa oppure quella degli Yanomami
del Sudamerica le persone erano felicissime con due capanne di legno
e un piatto di semi, e avevano un'uguaglianza sociale e una gioia
interiore, una capacità di vivere correttamente in equilibrio col
loro mondo che noi non solo non abbiamo, ma stiamo perdendo
progressivamente.
Quello
che stupisce quando ci si sposta per latitudini e longitudini varie,
è l'uniformità di determinati riti piuttosto che determinate forme
architettoniche, o iconografie in popoli che apparentemente – se è
vero che prima della deriva dei continenti sulla Terra non c'era
l'uomo – non dovrebbero collimare fra loro.
Le
mie ricerche partono un bel po' di anni fa come atlantologo. Bisogna
dire che questa parola non significa assolutamente nulla. Se proprio
vogliamo spiegarla in un secondo, è colui che divulga le conoscenze
su una presunta civiltà che è finita circa 12800 anni fa. Presunta
perché non è mai esistita, sia detto con forza: non esisteva
Atlantide come noi la pensiamo. Esisteva un insieme di civiltà
diverse, probabilmente diffuse su tutto il pianeta con un insieme di
conoscenze omogenee che le successive civiltà hanno ereditato, in
buona parte dimenticato, e in gran parte rielaborato.
Facciamo
un esempio noto: le piramidi. Contrariamente a quanto crediamo, le
piramidi sono diffuse in tutto il mondo. Alcune tra le più grandi si
trovano in Cina, quasi piccole montagne, ma come volume la più
grande si trova in Messico. L'ho visitata: ora sembra una collina con
sopra una chiesa e ha un volume superiore a quella di Cheope. Altre
si trovano in Brasile, ne abbiamo una in Bosnia.
In
Bosnia??
Certo.
È sommersa ed è ben nota agli archeologi che l'hanno nascosta non
sapendo come giustificare una piramide che ha come minimo 10000 anni.
In Bosnia e in Serbia ce ne sono diverse, ormai sommerse, e viste da
fuori sembrano delle montagne.
Le
piramidi erano un modo per costruire edifici e templi di tutte le
civiltà che ci hanno preceduto e che ora noi abbiamo in parte
dimenticato. Sono presenti a tutte le longitudini e latitudini perché
erano una forma utile e comoda per tutta una serie di riti, di
osservazioni del cielo, di cui quella civiltà evidentemente aveva
bisogno.
Potrei
fare un altro esempio: le strutture megalitiche. Ci sono megaliti in
tutto il mondo (megalite significa grande pietra), e le
civiltà antiche o antichissime precedenti o coeve a quella che si
suole chiamare Atlantide costruivano con dei megaliti le cui
dimensioni ci stupirebbero. Di 5, 7, 10 tonnellate quelli piccoli;
alcuni ne pesavano 15, c'è nella grande piramide di Cheope una torre
creata da blocchi del peso di 80 tonnellate, a Baalbek in Libano c'è
un megalite che non ha nulla a che vedere con le civiltà
mediterranee, e pesa sulle 150 tonnellate. Sappiate che noi non
saremmo in grado di trasportare nulla con quel peso, se non
scomponendolo in pezzi, o usando tecnologie speciali per imbragarlo
con estrema difficoltà.
Ci
sono intere strutture in giro per il mondo create con megaliti di
questo tipo che parlano di una memoria collettiva del costruire.
Secondo
te questa memoria è circoscritta al pianeta Terra?
Rispondo
sempre che contro la mia volontà (ride) da tanti anni mi
occupo di ufologia, cerchi nel grano e ciò che riguarda le
cosiddette “altre civiltà”. Non amo creare suspence in queste
cose, quindi rivelerò subito ciò in cui credo: credo che siamo
visitati da migliaia di anni, probabilmente da svariate decine di
migliaia di anni da altre intelligenze, che volontariamente non
definisco extraterrestri, perché se un'intelligenza visita il tuo
pianeta per diecimila e più anni non è extraterrestre, è
terrestre! Questo cambio di ottica mi è stato insegnato da una
persona che si chiama Giovanna De Liso ed è un'ufologa di fama
nazionale; lei mi ha fatto notare che è vero che siamo noi i
terrestri, ma la sua domanda è: è vero che noi siamo gli unici
terrestri? Se è vero, come credo lo sia da tanto tempo, la nostra
civiltà umana è a contatto con una serie di altre intelligenze da
sempre. Ed è pur vero che costoro non possono essere definiti
alieni. Almeno non tutti, o solo per una parte, o per determinate
caratteristiche. Se qualcosa è diverso da te, non è detto che sia
lui l'extraterrestre (ride). Perciò la risposta è sì: io
credo ci siano altre intelligenze nel cosmo. Non darò la solita
noiosissima risposta della scienza ufficiale (statisticamente ci sono
nel cosmo milioni di galassie, in ogni galassia ci sono miliardi di
stelle, quindi è statistico che ecc. ecc..). Questa è un'idiozia
pazzesca...
Come
spesso lo è la statistica.
Ma
certo. Nulla è più preciso e contemporaneamente fuorviante della
scienza statistica, perché dice tutta la verità ma in realtà non
la definisce. Statisticamente viviamo 75 anni, ma nessuno ci dice se
morirai domani o a centotré anni...
Comunque,
la scienza stessa afferma che statisticamente ci devono essere altre
intelligenze, le cerca – soprattutto con progetti degli anni '70,
'80, '90 – con i radiotelescopi e questo, come si diceva prima, è
uno dei modi per prenderci per i fondelli.
I
maggiori governi del mondo sanno perfettamente che noi veniamo
visitati da sempre da queste intelligenze, e vogliono darci
l'impressione che questa ricerca sia vera, effettiva e che
soprattutto non trovando nulla – perché le comunicazioni possono
avvenire massimo alla velocità della luce, e per capirci mandare un
messaggio sulla stella più vicina e ricevere una risposta (ad
esempio: “Ciao, chi sei? E relativa risposta: “Ma chi sei tu?”)
richiederebbe otto anni – l'oggetto di questa ricerca sia
introvabile. Perché da quando esistono mezzi tecnologici per
filmare, fotografare, descrivere il cielo, ci viene testimoniato che
ci sono delle luci nel cielo, dei vascelli, dei fenomeni che non sono
assolutamente umani, non possono essere della nostra tecnologia...
Oramai è una pantomima smascherata. Chiunque abbia un minimo di
conoscenze culturali può scoprire facilmente che questo è falso, e
quindi c'è qualcosa là fuori che ci affianca da sempre.
Ora
ti farò una domanda fastidiosa.
Sono
sempre interessanti come domande (ride).
Hai
citato numerose volte la parola “falso” e la parola “loro”.
La domanda che mi viene spontanea da fare è: rispetto alla
cosiddetta teoria del complotto come ti poni?
Io
chiaramente non posso sapere se esiste e non lo so.
Pasolinianamente
“lo so anche se non lo posso dimostrare”?
Ho
un mio parere del tutto personale. Tra l'altro questo è un argomento
sul quale mi sto confrontando da tantissimi anni e non sono arrivato
neanche a un 30% di risposte.
Intanto
bisogna definire i termini del complotto. Che cos'è un complotto?
Genericamente viene definito un insieme di azioni volte a nascondere
una verità molto scomoda o molto pericolosa organizzato da gruppi
che conoscono questa verità ed
attuano tutta una serie di strategie per nasconderla alle grandi
masse. Se definiamo così un complotto, ci sono tanti complotti, a
vari livelli. Il livello più basso è un complotto culturale contro
tutta l'umanità: il tenere l'umanità in canoni ben precisi nei
quali deve vivere. Ovvero lavorare il più possibile, essere
ricattati con i soldi – se non ce li hai sei un reietto, non puoi
fare nulla – e questo passa anche attraverso (argomento caro ai
complottisti) le famigerate banche. Perché chi controlla il denaro,
la sua produzione i suoi flussi e come viene distribuito sul pianeta,
controlla il mondo. Io credo che questo sia in buona parte vero,
perché le persone più ricche del mondo tendono a conservare il
potere. E questo è già un secondo livello, il governo occulto, di
chi controlla i flussi di denaro. Un terzo livello è: chi controlla
i controllori? C'è chi scomoda altre intelligenze, tutta una serie
di altre energie e consapevolezze che a loro volta influenza questo
gruppo ristretto di persone. Se ne può discutere per anni di
questo... e si può andare in varie direzioni.
La
prima è che ci siano delle intelligenze non umane, e volontariamente
non uso la parola non-terrestri (perché sono in parte terrestri),
che in qualche modo influenzano questo gruppo di persone. Non so dire
se questo sia vero o no: in parte credo che lo sia, per motivi
correlati alla struttura stessa di chi tenta di plagiare gli altri. È
chiaro che chi vive con dei paradigmi mentali molto restrittivi
attira determinate energie. Un livello ulteriore è che invece il
tutto sia organizzato da queste intelligenze, e cioè che ci siano i
cosiddetti rettiliani, i grigi, le mantidi, che siano molto
interessati a noi come pianeta, e quindi a un oscurantismo generale
perché non vogliono fari scoprire. Ora, chiunque legga quello che
sto dicendo deve per forza – e se non se l'è già fatta è grave –
farsi una domanda: a chi giova tutto questo? Perché se è vero che
ci sono delle altre intelligenze incredibilmente tecnologiche, da noi
che vogliono? Non certo la tecnologia perché ne hanno una che a
nostro confronto è quella di Star Trek; non vogliono certo i nostri
soldi o altro che riguardi la sfera materiale. E allora vogliono
qualcos'altro, e lì si va sulle teorie ufologiche pure. Non so se
questo sia applicabile a scala planetaria, ma so di certo che da
sempre, sotteso al nostro inconscio, in qualche serbatoio oscuro
della nostra umanità (che non è negativo, ma necessario, perché la
nostra struttura è fatta così: l'uomo naturale ha in sé una parte
oscura che negata lo porta all'autodistruzione; il compendiare la
parte oscura con la cosiddetta parte luminosa è parte del percorso
di ciò che siamo) vengono evocate tutta una serie di schemi mentali,
di energie e consapevolezze che tendono al plagio, alla distruzione,
alla forza come le energie naturali della morte, che sono appunto
necessarie, sottese alla natura umana. Ovunque nell'Universo ci sono
buchi neri che divorano stelle, figuriamoci se nella nostra mente non
ci sono dei pensieri che divorano noi stessi.
A
un livello più naturale, posso dire che di certo ci sono delle
consapevolezze evocate anche da noi che si “animano” e che
agiscono per la distruzione, come ce ne sono delle altre da alcuni
definite angeliche, anche esse generate da noi spontaneamente, ovvero
i nostri sogni, le nostre parti positive, che le varie tradizioni
esoteriche culturali e spirituali del mondo individuano come angeli,
dei, energie positive, luce ecc. ecc.
Illusioni,
come lo sono le prime.
Noi
nella nostra struttura non siamo né angelici né demoniaci, siamo
destinati a essere felici, come si diceva un po' di anni fa. Ovvero
l'uomo dovrebbe perseguire – e concludo con questo il discorso sul
plagio e sulle verità nascoste – questo destino: siamo destinati a
una felicità durevole, se lo vogliamo. Questa felicità è
indipendente da ciò che ci succede intorno; se è vero, ed è
sicuramente vero, che l'essere umano può essere definito come colui
che è felice se i propri simili sono felici e che è infelice se i
propri simili sono infelici, è altresì vero che tutte le relazioni
con noi stessi e fuori da noi stessi sono generate da noi. Pertanto
indipendentemente dal fatto che tu venga spiato, plagiato, o che ti
vengano raccontate un sacco di bugie, se la tua ricerca va verso quel
serbatoio infinito, indefinibile, atemporale, che è la tua anima...
beh, se vai nella direzione dello spirito, la tua felicità è dietro
l'angolo. Se invece noi rimaniamo a livello animale e abbiamo la
paura costante di venire controllati, beh, questo nutre quel
serbatoio nero che è in noi. Poi, che ci sia altrove, questo è
tutto da vedere.